Elaborato di Roberto Gamberini - Liceo classico "Aristofane"
vincitore del primo premio Marta Russo per la sezione letteraria

La scrivania di Martina è come la scrivania di tutte le sue amiche diciassettenni: libri di poesie, il diario, il biglietto incorniciato del primo concerto, le foto del ragazzo..Ma la vita di Martina non è come la vita di tutte le sue coetanee diciassettenni. Il suo pancreas è malato: Ha una malattia il cui solo nome la fa tremare. A scuola giustifica le sue numerose assenze con dei generici "problemi di salute". Chi mai sospetterebbe il brutto male che la affligge? Chi mai sospetterebbe che solo un trapianto può salvarla? Un trapianto che non arriva mai. Ogni volta che squilla il telefono Martina si precipita a rispondere, spera che la telefonata sia dell'ospedale: il suo nuovo pancreas: E ogni sera, prima di andare a dormire, prega. Prega che quella notte non sia l'ultima, prega di potersi svegliare il mattino dopo e quello dopo e quello dopo ancora.

E intanto a Martina non resta che aspettare..


Sono quattro mesi che Alberto entra ed esce continuamente dallo squallido ospedale della sua bella città. "I suoi reni non funzionano come dovrebbero, nonostante i suoi 31 anni lei ha bisogno di un trapianto". La sentenza del Prof. Coletti è inappellabile. O il trapianto o la morte. E di morire Alberto non ha alcuna intenzione; davanti a lui c'è ancora una vita lunga e piena di gioie che lo aspetta. Il Destino. Proprio quel Destino, nel quale non ha mai creduto, sembra volere la morte per lui. Giovanna, sua moglie è disperata; non può immaginare la sua vita da sola, non può immaginare l'altra metà del lettone vuota. E non può immaginare che la piccola creatura che sta crescendo nel suo grembo nasca senza un padre.

E intanto Alberto aspetta


Ogni giorno il mondo di Ida si fa più scuro. Ogni giorno il sorriso dei suoi figli si fa più sbiadito. E' condannata al buio, a Per sempre. Da qualche tempo è anche lei nell'interminabile elenco di nomi di persone che attendono delle cornee nuove. Ida ha un grave ispessimento della cornea e, se entro un anno non effettuerà un trapianto diventerà cieca. Per sempre. Forse grazie al suo carattere allegro e solare, Ida continua a vivere una vita serena, come se niente stesse accadendo. Continua ad alzarsi ogni mattina alle 6,45 per accompagnare i figli a scuola, continua ad andare a fare la spesa, a cucinare il pranzo, continua a sistemare la casa..

Ma soprattutto Ida continua ad aspettare.


Come ogni mercoledì sera, il Signor Enrico Obbligante esce dalla sede del centro per alcolisti del suo quartiere e si accende una sigaretta. Da un anno, grazie alla terapia fatta nel centro, non tocca una goccia di alcool, nemmeno a Capodanno: preferisce brindare con la Coca Cola. Prima però non era così. Gli affari andavano male, in famiglia c'erano dei problemi e l'alcool era per lui un compagno che, se non altro, gli liberava la mente.
Poi la diagnosi: cirrosi epatica. Allora Enrico ha deciso di smettere.
Prima un anno di tribolazioni, di crisi di astinenza, di sofferenze, poi l'amore della sua famiglia e la professionalità del centro l'hanno aiutato. E adesso Enrico testimonia la sua esperienza, lui che, purtroppo, già conosce l'alcolismo. Però la cirrosi è rimasta. E lui è solo uno degli 800 pazienti italiani in attesa di un trapianto di fegato.

E ad Enrico non resta che aspettare...


A Massimo il dottore ha detto la sua attesa non sarebbe stata lunga, che si sarebbe trovato nel giro di poche settimane un donatore compatibile, che anche lui, con i suoi polmoni nuovi sarebbe riuscito ad avere una vita normale. Massimo ha già preparato la borsa con lo stretto indispensabile per il ricovero e, paziente, attende che lo chiamino. Detesta stare a casa senza far nulla, ma gli è stato nettamente consigliato di recarsi a lavoro o di compiere attività stressanti. In un mese ha letto più libri di quanti ne legga normalmente in un anno! La moglie, Mirella, torna spesso a casa con un nuovo romanzo per il marito. Massimo da una parte è impaziente per il trapianto, dall'altra ha paura che, una volta entrato in ospedale, non ne uscirà più.

Ma intanto Massimo aspetta.


Catania è una città stupenda. Ogni volta che Graziana si affaccia dal terrazzo della sua casa, da un lato vede il profilo rassicurante del vecchio vulcano, dall'altro l'infinito blu del mare. Ogni tanto rimane anche per diverse ore a fissare il panorama. E' il panorama di una vita. Si sorprende da sola, ha solo 38 anni e si ritrova immersa in pensieri sulla vita e sulla morte che mai avrebbe immaginato. E allora i suoi occhioni neri si lucidano di lacrime, la sua vita le scorre davanti, veloce come un treno. Un secolo è un istante. E il suo cuore inizia a battere più forte. Il suo cuore malato. E' dovuta arrivare fino a Roma per farsi operare, per farsi impiantare una valvola che, in attesa del trapianto, per sei mesi dovrebbe far funzionare il suo cuore normalmente. E di mesi ne sono passati già cinque. E il trapianto non arriva. Ogni giorno che passa lei teme che sia l'ultimo.

E intanto Graziana aspetta...


I biondi capelli di Marta, una ventiduenne studentessa di Giurisprudenza alla Sapienza, ondeggiano sotto l'allegro sole di maggio. E' ora di pranzo. Marta cade. Ambulanza. Ospedale. Niente. E' caduta. Perché? Che ha fatto per meritare ciò? Perché sta morendo? Per nulla. Fa piangere morire per qualcosa, ma morire senza un perché fa piangere ancora di più. Mamma Aureliana e papà Donato sono disperati. Mai più vedranno il sorriso della loro figlia; mai più il suo sguardo intenso. Mai più la vedranno ridere, piangere, gioire, scherzare, sognare. Marta è morta. Ma Marta si chiedeva: "Come potrò essere utile agli altri?" Allora aveva deciso di donarsi agli altri. E mamma e papà rispettano la volontà di Marta. E la donano. Se non potrà più essere con loro, almeno sarà con qualcun altro. Sarà per Martina e per Alberto, per Ida e per Enrico, per Massimo e per Graziana. Sarà tutti loro. Oggi Martina, Alberto, Ida, Enrico, Massimo e Graziana non aspettano più. Oggi gli occhi di Marta vedono ancora. Il suo cuore continua a battere.
Marta si è rialzata. Marta vive.

 

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